Didattica inclusiva a distanza: considerazioni e spunti di riflessione (di Andreana Ghisu, Dirigente scolastica, Referente Inclusione presso l’Ufficio Scolastico per la Sardegna)

Come specificato dalla nota ministeriale AOODPIT n. 388 del 17 marzo u.s., per quanto riguarda gli alunni con disabilità, il punto di riferimento per la programmazione e attuazione delle attività di didattica a distanza rimane il Piano Educativo Individualizzato. “La sospensione dell’attività didattica non deve interrompere, per quanto possibile, il processo di inclusione”, recita la medesima nota. Aggiungendo una riflessione in più, le attività di didattica a distanza devono essere programmate e realizzate tenendo sempre conto dei principi dell’accessibilità e della partecipazione, secondo il funzionamento specifico, da parte dell’alunno con disabilità.

Come indicazione di massima, si ritiene di dover suggerire ai docenti di sostegno di mantenere l’interazione a distanza con l’alunno e tra l’alunno e gli altri docenti curricolari o, ove non sia possibile, con la famiglia dell’alunno stesso, mettendo a punto materiale personalizzato da far fruire con modalità specifiche di didattica a distanza concordate con la famiglia medesima, nonché di monitorare, attraverso feedback periodici, lo stato di realizzazione del PEI. Resta inteso che ciascun alunno con disabilità, nel sistema educativo di istruzione e formazione italiano, è oggetto di cura educativa da parte di tutti i docenti e di tutta la comunità scolastica. E’ dunque richiesta una particolare attenzione per garantire a ciascuno pari opportunità di accesso a ogni attività didattica”. Tali affermazioni hanno come solido presupposto normativo la dimensione collegiale della progettazione e della realizzazione del PEI, collegata al principio di contitolarità dei docenti della classe, senza distinzione tra docenti c.d. “curricolari” e docenti specializzati per le attività di sostegno. Come sviluppa la stessa nota, la didattica a distanza può rendere maggiormente percorribile ed efficace la personalizzazione del processo di insegnamento/ apprendimento, in misura però sempre complementare alla ricerca di comuni strategie educativo-didattiche che coinvolgano tutti gli alunni della classe, modulate secondo i bisogni di ciascuno. Per fare un esempio concreto, le strategie messe in atto in classe, nella didattica in presenza, nella gestione della “compresenza” dei due docenti, potranno essere replicate anche nella modalità a distanza (insegnamento “alternato” o “in team”, oppure in piccoli gruppi; in questo caso si potranno prevedere attività a distanza in cui la classe, solo per le attività di questo tipo, potrà essere “smembrata” per riassumere la sua unitarietà nella restituzione dei lavori di gruppo, in cui sarà più facile un coinvolgimento dell’alunno con disabilità).

È evidente che dovranno essere analizzate le specifiche esigenze di alunni e studenti con disabilità sensoriali: non vedenti, ipovedenti, non udenti e ipoacusici, al fine di rendere sempre quanto più inclusiva la modalità a distanza.

Di seguito, in sintesi, gli elementi da tenere in considerazione nella programmazione e realizzazione delle attività di didattica inclusiva a distanza con gli alunni con disabilità:

Individuare i nuovi bisogni speciali che la situazione contingente ha generato; attraverso un continuo dialogo con la famiglia, ri-progettare l’azione educativo-didattica, ripensando ad una nuova routine e ad una nuova agenda, su base settimanale, o comunque periodica, che possa rispondere e corrispondere alle esigenze manifestate;

Rimodulare il PEI solo nelle parti che necessitano di un correttivo, ovvero relativamente, per esempio, al contesto, alle strategie e agli strumenti, rispettando dunque l’impianto originario; una riflessione importante potrebbe includere una più accurata analisi del funzionamento, secondo il modello bio-psico-sociale dell’ICF, considerando il nuovo contesto e la nuova situazione che potrebbero aver determinato nuove barriere ma anche nuovi elementi facilitatori;

Mantenere costanti e significative la comunicazione e la relazione; nel caso di alunni con spettro dell’autismo condividere, con maggior forza, con la famiglia un canale privilegiato di comunicazione (nei casi più gravi e di alunni della scuola dell’infanzia/primaria, con i quali potrebbe essere difficile una comunicazione diretta, strutturare comunque un canale comunicativo mediato dalla famiglia);

Ricreare, il più possibile, anche a casa, il setting che caratterizza l’attività in classe nella didattica in presenza (in collaborazione con le famiglie); fare in modo che l’alunno possa avere uno spazio strutturato e funzionale all’apprendimento, e che vi sia, per i più piccoli, uno spazio esclusivo, distinto da quello dedicato al gioco;

Potenziare l’alleanza psico-educativa con la famiglia; tale azione deve essere tenuta sotto osservazione dall’intero team docente/consiglio di classe e non deve essere solo una responsabilità del docente per le attività di sostegno. L’alleanza deve essere ri-contrattata anche per sostenere la famiglia che, privata di altri supporti (ad esempio dell’assistenza educativa a casa, degli specialisti che si prendevano cura dell’alunno, quali terapisti o altre figure professionali, anche a causa della chiusura dei centri specialistici), potrebbe vivere una situazione di isolamento incolmabile. Si potrebbe pensare, con cadenza settimanale, ad esempio, ad un incontro a distanza con la famiglia alla presenza di tutti i docenti, per monitorare l’andamento del piano educativo e anche per conoscere e capire le risposte dell’alunno alla nuova situazione (tale aspetto risulta particolarmente significativo per gli alunni con spettro dell’autismo);

Incentivare la peer education e il tutoring; l’educazione tra pari rappresenta un valore aggiunto e si deve cercare il più possibile di riconvertirla nella didattica a distanza coinvolgendo l’alunno con disabilità in tutte le attività della classe, permettendo ai suoi compagni, nei casi di disabilità cognitiva, di essere mediatori dell’apprendimento; nelle classi della scuola secondaria potrebbe essere anche strutturata una attività di tutoring, con il coinvolgimento di più compagni;

Programmazione e documentazione; ogni azione deve essere il risultato di una attenta analisi dei bisogni; specie per le situazioni che riguardano disturbi di comportamento e di attenzione, la ri-programmazione deve essere oggetto di una puntuale riflessione e documentazione; oltre all’annotazione delle attività nel registro elettronico, si potrà, ad esempio, anche in collaborazione con la famiglia, tenere un diario di bordo che annoti le risposte /reazioni dell’alunno alle attività proposte e i risultati raggiunti;

Condividere e lavorare in team; il docente specializzato per le attività di sostegno deve essere mediatore e facilitatore; le sue decisioni non possono essere autonome ma devono essere condivise, sia laddove la situazione non presenta criticità sia quando si pone davanti un elemento di problematicità che deve essere affrontato in condivisione con tutti gli attori coinvolti: il dirigente scolastico, tutti gli altri docenti, la famiglia ed, eventualmente, gli esperti pedagogisti e psicologi del presidio scolastico (ad esempio avviato con i fondi della Linea C del piano RAS “Tutti a Iscol@”);

Utilizzo delle nuove tecnologie; i principi guida sono due: accessibilità e funzionalità (ad esempio, di quali dispositivi è in possesso la famiglia, in che modo la famiglia può fare da supporto anche in termini assistivi ed educativi, l’alunno utilizzava già quel dispositivo a scuola, riesce a fruirne in modo autonomo, ne giova ai fini dell’apprendimento). Anche per le piattaforme in uso per il contatto a distanza (video lezioni in asincrono, semplice collegamento in sincrono tramite sistemi comuni di videochiamata), è necessario analizzare la reale capacità, sia da parte della famiglia che dell’alunno, di fruirne in relazione ai contenuti e ai tempi; è chiaro che, come ribadito anche dalle note ministeriali, il semplice invio di materiale didattico (ad esempio schede da compilare) non può essere esaustivo;

Formazione; lo sforzo formativo che sta coinvolgendo l’intero corpo docente ha una evidenza senza precedenti; sul sito PNSD-EFT dell’USR per la Sardegna, nella sezione della didattica a distanza (www.serviziusrsardegna.it/pnsd/emergenza), è stata dedicata una pagina specifica all’Inclusione (www.serviziusrsardegna.it/pnsd/inclusione), dove sono pubblicate tutte le risorse e i materiali reperibili in rete sulla didattica inclusiva a distanza;

Il valore delle storie sociali; le storie sociali, nell’affrontare la novità e la straordinarietà della situazione emergenziale, potrebbero rappresentare un valido aiuto per prevenire e attenuare le ansie e i comportamenti-problema; una storia sociale sulla nuova modalità di “fare scuola” rappresenterebbe uno strumento importante per gestire le emozioni;

Scuola in ospedale e istruzione domiciliare; nel caso di alunni con disabilità che frequentano la scuola in ospedale o sono inseriti in percorsi di istruzione domiciliare, la sopra citata nota offre alcune indicazioni importanti: “ Resta necessario garantire il diritto all’istruzione anche agli alunni ricoverati presso le strutture ospedaliere o in cura presso la propria abitazione. In considerazione della sospensione dell’attività didattica in presenza su tutto il territorio nazionale, nonché dei progetti di istruzione domiciliare e del servizio di scuola in ospedale, si segnala che, per tali alunni, l’attivazione delle procedure per effettuare didattica a distanza risulta necessaria soprattutto al fine di mitigare lo stato di isolamento sociale connesso alla specifica situazione. Per lo specifico della Scuola in ospedale il Dirigente scolastico si confronta con la Direzione sanitaria per individuare i possibili interventi e le modalità organizzative per garantire agli studenti ospedalizzati di fruire delle attività didattiche a distanza”. Poiché, pertanto, la sospensione dell’attività didattica riguarda anche le sezioni ospedaliere, come indicato dalla nota, la scuola dovrà prendere i contatti col presidio ospedaliero affinché l’attività didattica prosegua a distanza; questo significa che, in un’ottica sinergica, scuola di appartenenza, scuola in ospedale e struttura sanitaria collaboreranno affinché gli alunni possano continuare il loro percorso scolastico senza criticità e, soprattutto, mantenendo o addirittura potenziando i momenti di condivisione con i compagni di classe, sia sotto il profilo della didattica che della socializzazione. Per quanto riguarda i progetti di istruzione domiciliare, laddove si erano già sperimentate attività a distanza con la classe di appartenenza dell’alunno, si cercherà di potenziarle; qualora invece le attività pregresse riguardassero esclusivamente quelle in presenza a domicilio, queste dovranno proseguire con la didattica a distanza, coinvolgendo l’alunno nelle attività di classe.

Di Anna Rita Vizzari

Docente di Lettere (più molto altro), Referente PNSD c/o USR Sardegna.